Ponte sul fiume Tirso

Ponte sul Tirso - 1

Secured Solutions è stata incaricata delle operazioni di sollevamento della campata laterale a mensola del ponte a cassone situato in prossimità della diga di Santa Chiara, sul fiume Tirso. L’intervento ha previsto l’inserimento di nuovi apparecchi di appoggio.

Per l’operazione sono stati impiegati martinetti da 100 tonnellate con ghiera di sicurezza, che hanno consentito l’installazione dei nuovi baggioli in calcestruzzo armato e degli appoggi, senza la necessità di interrompere il traffico veicolare. La fase di messa in carico e di prima compressione dei nuovi dispositivi è stata monitorata con una precisione straordinaria, pari a 1/100 di millimetro.

La diga di Santa Chiara: contesto e storia

La diga di Santa Chiara è un’opera di sbarramento artificiale oggi dismessa, situata nel territorio di Ula Tirso, nel cuore del Barigadu, in Sardegna centrale. Costruita tra il 1918 e il 1924 lungo il medio corso del fiume Tirso, diede origine al lago Omodeo, così chiamato in onore del progettista, l’ingegnere Angelo Omodeo.

Considerata un’opera imponente per l’epoca, la diga generò il più grande bacino artificiale d’Europa e, con i suoi 70 metri di altezza, fu a lungo la più alta al mondo.

Il contesto territoriale

La realizzazione della diga si inserisce nel più ampio progetto di riassetto agrario del Campidano di Oristano, una fertile pianura storicamente coltivata sin dai tempi dei Fenici e dei Romani. Tuttavia, la zona era afflitta da due gravi problemi: la siccità estiva e le frequenti piene del Tirso, che mettevano a rischio i raccolti.

Il 4 novembre 1911, l’ingegnere Angelo Omodeo, uno dei massimi esperti internazionali di idrologia applicata, fu incaricato di studiare una soluzione per regolare il flusso del fiume. Omodeo, sostenitore del principio del “plurimo utilizzo dell’acqua” come leva per lo sviluppo del Mezzogiorno, progettò un’opera audace che risolvesse non solo i problemi idrici e idrogeologici, ma anche quello della malaria, ancora diffusa nella piana di Oristano.

Il progetto integrava lo sbarramento fluviale con un impianto per la produzione di energia elettrica a fini civili e industriali, segnando un momento di svolta per l’ingegneria italiana.

Caratteristiche tecniche

La diga di Santa Chiara è una struttura rettilinea, realizzata in gran parte su un banco compatto di trachite e, in minima parte, su tufo trachitico. Si tratta di una diga ad archi multipli, composta da 17 contrafforti in muratura di pietrame (spessi 10 metri alla base e 2,5 metri in sommità), distanziati tra loro di 15 metri e collegati mediante due ordini di archi in calcestruzzo.

L’altezza massima dell’opera è di 70 metri, con una lunghezza al coronamento di 260 metri.

  • Scarico di superficie: due luci dotate di paratoie in calcestruzzo alte 7 metri, situate tra gli speroni 15, 16 e 17.
  • Scarico di fondo: due gallerie rettangolari (7×5 metri) con una portata complessiva di 1600 m³/s, realizzate successivamente.

Il serbatoio generato dallo sbarramento raccoglieva le acque di un bacino imbrifero di 2.082 km², con una superficie di 20,5 km² e una capacità massima di 402,66 milioni di metri cubi, di cui 374 milioni utilizzabili a fini idroelettrici e irrigui.

A differenza di molte opere analoghe, la centrale idroelettrica è incorporata nella struttura della diga e non ospitata in un edificio separato. I quattro gruppi generatori, collocati tra gli speroni, sono del tipo a turbina Francis a doppia girante abbinata ad alternatori. Con un salto medio di 40 metri e una portata di 17 m³/s per gruppo, la potenza installata complessiva era pari a 19,2 MW.

Conclusioni

L’intervento di Secured Solutions presso il ponte sul fiume Tirso, in prossimità della diga di Santa Chiara, si inserisce in un contesto di grande valore storico, tecnico e paesaggistico. Operare su un’infrastruttura così significativa ha richiesto competenze specialistiche, tecnologie avanzate e una pianificazione attenta per garantire sicurezza, precisione e continuità della viabilità.

La sostituzione degli apparecchi di appoggio è stata eseguita con la massima efficienza e senza interrompere il traffico veicolare, dimostrando l’elevata capacità dell’azienda nel gestire interventi complessi su opere strategiche. Un contributo concreto alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio ingegneristico italiano, in linea con una visione moderna e sostenibile della manutenzione infrastrutturale.

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